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IMPARIAMO A CONOSCERE LE SOSPENSIONI E LE LORO POSSIBILI REGOLAZIONI

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Messaggio  Admin 25.11.10 23:25

LE SOSPENSIONI

Le sospensioni hanno fondamentalmente due compiti:

• scaricare a terra le sollecitazioni attive e passive (accelerazione e frenata)
• filtrare le asperità del fondo stradale e mantenere il più possibile coerente

l’assetto ovvero tenere costanti le misure di passo, avancorsa, baricentro.

Il passo è la distanza tra i punti di contatto dei pneumatici con il piano stradale, l'avancorsa è la distanza tra il punto di contatto della ruota anteriore con la strada e il punto intersezione dell'asse dello sterzo sempre con il piano stradale; si definisce baricentro il centro di massa di un oggetto o di un sistema di oggetti.

una sospensione è costituita da un corpo che contiene la parte meccanica (molla) e l’idraulica (ammortizzatore). La molla assolve la funzione elastica mentre l’idraulica costituisce l’elemento smorzante che controlla la velocità con cui la molla ritorna alla posizione iniziale.

LE REGOLAZIONI DELLE SOSPENSIONI

Con questa breve premessa ho voluto sottolineare il concetto sostanziale del sistema di sospensione: una parte elastica costituita dalla molla, un’altra smorzante costituita dall’ammortizzatore. Questa semplice raffigurazione vi sarà utile per comprenderne il funzionamento e le relative modifiche.

La parte elastica si può regolare agendo su appositi registri a vite in continuo o a scatto o a ghiera, in modo tale da aumentare o diminuire la compressione statica.

La parte smorzante, cioè l’ammortizzatore, può essere regolato sia nella velocità di compressione che in quella di estensione con registri a vite o a pomello che comandano degli aghi che servono a parzializzare i fori attraverso i quali fluisce l’olio, responsabile dell’effetto smorzante.

Agendo sui registri sopra menzionati si modifica il funzionamento delle sospensioni e quindi il comportamento della motocicletta.

Sono tre le regolazioni delle sospensioni: il precarico della molla, il freno in compressione, il freno in estensione. L’altra regolazione possibile per modificare l’assetto della moto è “sfilare” le forcelle dalle piastre e variare l’altezza del piedino del mono o aggiungere uno spessore in testa, ma non sono propriamente regolazioni delle sospensioni.


IL PRECARICO

La sospensione non viene mai sollecitata a trazione, per un corretto funzionamento le molle vengono sempre montate in modo tale da essere tenute un po’ compresse. Questa compressione iniziale è il precarico.
Altra piccola ma sostanziale premessa teorica: la rigidità o più tecnicamente la costante di rigidità “k” della molla dipende esclusivamente dallo spessore del filo che la costituisce nonché dal diametro delle spire e dal materiale impiegato; aumentando o diminuendo il precarico si aumenta o si diminuisce la forza minima necessaria per far reagire la molla, in pratica si varia la soglia di intervento della sospensione. In considerazione di ciò, aumentando il precarico si ha la sensazione di avere sospensioni più rigide ma in realtà sono solo meno sensibili alle piccole sollecitazioni conferendo ad esse un funzionamento più secco.
Il precarico non deve essere mai superiore al peso statico delle masse sospese (moto+pilota) perché se così fosse le sospensioni funzionerebbero solo per sollecitazioni superiori al valore del precarico, comportandosi come corpi rigidi per sollecitazioni inferiori. In queste condizioni l’energia trasmessa dal fondo stradale verrebbe assorbita quasi interamente dal pneumatico che sarebbe costretto a “sostituire” le sospensioni e quindi non funzionerebbe nel modo corretto.
Mediante la regolazione del precarico si imposta anche l’altezza statica della motocicletta. Infatti aumentando il precarico si aumenta l’altezza da terra del mezzo.
Questo vuol dire che, a parità di rigidezza, aumentando il precarico si riduce l’accorciamento della molla dovuto al peso della moto e quindi si riduce l’abbassamento del mezzo, cioè la motocicletta si solleva.
Il precarico va regolato in funzione del peso del pilota e dell’eventuale passeggero (le impostazioni di fabbrica delle moto prevedono proprio questa situazione) per non alterare l’assetto generale della moto, si devono sempre “accordare” i precarichi della forcella e del mono. Se invece si vuole modificare l’assetto e quindi il comportamento del mezzo, bisogna tenere conto che un anteriore più precaricato e/o un posteriore meno precaricato determinano un aumento dell’avancorsa e quindi la moto risulta più stabile in rettilineo ma più lenta a scendere in piega, meno reattiva ai comandi del pilota ma meno nervosa. Viceversa un posteriore più precaricato e/o un anteriore meno precaricato determinano una riduzione dell’avancorsa che si traduce in un comportamento più agile e quindi la moto risponde più rapidamente ai comandi del pilota ma diventa necessariamente meno stabile alle alte velocità.

FRENO IN COMPRESSIONE E IN ESTENSIONE

Regolando il freno in compressione e in estensione si varia la velocità con cui la sospensione ritorna alla posizione di equilibrio. Tale velocità viene modificata grazie alla presenza di fori calibrati all’interno della cartuccia dell’ammortizzatore attraverso i quali passa una minore o maggiore quantità di olio.
La costante di smorzamento dell’ammortizzatore, a parità di viscosità dell’olio idraulico e della velocità del fluido, dipende dal diametro di mandata dei fori attraverso cui fluisce l’olio durante il funzionamento dell’ammortizzatore. In particolare quando la sospensione viene sollecitata da un’asperità stradale, da una frenata o da un’accelerazione, si ha un moto relativo tra stelo e fodero che imprime una velocità all’olio che viene forzato attraverso appositi fori calibrati delle cartucce della sospensione. I registri del freno in estensione e compressione agiscono sugli spilli conici che parzializzano i suddetti fori. Riducendo la sezione di passaggio si genera, in prossimità dello spillo, una trasformazione del moto dell’olio da laminare a turbolento. Nel moto turbolento i vettori velocità del fluido non sono più orientati tutti nella stessa direzione ma assumono un andamento casuale che provoca numerosissimi urti molecolari responsabili dell’attrito viscoso, dell’aumento di temperatura del fluido e quindi della riduzione della velocità del fluido e di conseguenza della velocità con cui lo stelo si muove all’interno del fodero. E’ ovvio che riducendo ulteriormente la sezione del foro calibrato si aumenta la vorticosità del moto quindi si riduce la velocità con cui la sospensione si comprime o si estende.

LA REGOLAZIONE DELLE SOSPENSIONI

Un corretto approccio alla regolazione delle sospensioni deve tenere conto:

• di partire sempre dalle regolazioni di base, per poi cambiare una cosa per volta. Questo, oltre a farvi capire se state andando nella giusta direzione, vi permetterà di comprendere meglio l’effetto di ogni regolazione e tutte le indicazioni vi serviranno per modificare il set-up per ogni esigenza;
• che la pressione dei pneumatici deve essere quella prescritta dalla casa. Regolare le sospensioni con una pressione delle gomme errata è totalmente inutile;
• di mantenere coerenza tra la sospensione anteriore e quella posteriore per limitare scompensi all’equilibrio della motocicletta;
• di “accordare” l’ammortizzatore con la relativa molla;
• delle misure iniziali di riferimento;
• dell’assetto statico;
• dello Static sag;
• del Sag rider;
• di annotare e conservare i dati raccolti e le modifiche effettuate.

Ognuno ha il proprio stile di guida e le proprie preferenze; solitamente chi ha una guida più pulita preferisce regolazioni tendenti al morbido in modo che la moto possa copiare meglio le asperità dell’asfalto; mentre chi ha una guida più “sporca” preferisce indurirle per ottenere un maggior controllo nelle situazioni limite come frenate ed accelerazioni violente. Stabilire chi abbia ragione è molto aleatorio infatti nel primo caso viene sfruttata la percorrenza, invece nel secondo l’entrata e l’uscita di curva.

La regolazione delle sospensioni si può suddividere in due fasi distinte e separate.

La prima è la regolazione statica in cui si regola l’assetto della moto, cioè l’altezza dell’avantreno e del retrotreno in condizioni statiche, importante per avere il giusto assetto in condizioni di marcia in rettilineo ed una buona base di partenza sulla quale intervenire per migliorare il comportamento della moto in condizioni dinamiche.

La seconda è la regolazione dinamica dove si interviene sui registri per migliorare il comportamento della motocicletta per esempio durante la percorrenza di una curva o in frenata. Molto più complessa di quella statica perché in questa fase subentra anche lo stile di guida e le impressioni del pilota e quindi le disquisizioni puramente scientifiche e teoriche devono cedere in parte il posto alle sensazioni che il pilota avverte alla guida della motocicletta. E’ importante effettuare una regolazione per volta girandolo di uno o al massimo due scatti per ogni tentativo in modo tale da sapere sempre in che direzione si sta andando ed eventualmente tornare indietro.

Riassumendo:

• Il precarico regola l’altezza della moto e conferisce un funzionamento più o meno secco delle sospensioni sulle asperità. Questo registro modifica il comportamento della moto in curva che può passare da sotto a sovrasterzante a seconda che si aumenta il precarico della forcella o del mono.
• I freni in compressione e in estensione servono a regolare la velocità con cui le sospensioni si comprimono o si estendono.

La regolazione delle sospensioni è sempre un compromesso tra le diverse situazioni che si possono incontrare durante la guida. Una taratura ottimale per la frenata non lo sarà per una guida su un tratto di strada sconnessa così come un set up per percorsi tortuosi sarà penalizzante per quelli veloci. Almeno nel caso in cui si usa la moto su strada e non in pista la verità è nel giusto mezzo.

A questo punto possiamo mettere in pratica quanto detto fin ora, la piccola guida che segue vi potrà indicare come fare ma naturalmente vi consiglio di farvi seguire da una persona esperta che, avendo già effettuato queste regolazioni, possa aiutarvi a non commettere errori che potrebbero causare situazioni pericolose durante la guida.



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